Buone notizie per i pazienti con linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL, diffuse large B-cell lymphoma) recidivante o refrattario (R/R) dopo due o più linee di terapia sistemica:  l’Agenzia Italiana del Farmaco, lo scorso 15 marzo, ha approvato glofitamab, anticorpo bispecifico sviluppato da Roche. Glofitamab è un nuovo tipo di immunoterapia: è l’unico anticorpo monoclonale bispecifico disponibile ad oggi con una configurazione 2:1 che gli permette di avere una regione che lega il CD3 e due regioni che legano il CD20 creando una sinapsi immunologica tra linfocita T e la cellula B tumorale, con conseguente attivazione diretta delle cellule T, rilascio di proteine citotossiche ed eliminazione delle cellule B tumorali.

Il suo meccanismo d’azione lo rende particolarmente efficace ed in grado di indurre risposte complete, veloci e durature nei pazienti con linfomi fortemente pretrattati e/o refrattari alle precedenti terapie incluse le CAR-T. Inoltre, la sua somministrazione per un periodo di tempo fisso (12 cicli da 21 giorni, pari a circa 8 mesi) consente ai pazienti di sapere quando il trattamento terminerà.

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Le caratteristiche peculiari di glofitamab sono quindi la durata fissa del trattamento oltre al fatto di essere una monoterapia chemio-free e pronta all’uso, a differenza di altre opzioni terapeutiche che necessitano lunghi tempi di preparazione e manipolazione cellulare prima di iniziare il trattamento e ciò è particolarmente importante per i pazienti ad alto rischio di progressione della malattia consentendo loro di beneficiare di un trattamento senza ritardi nell’avvio della terapia.

“In ematologia oncologica la ricerca ci sta abituando a una innovazione continua che sta cambiando pian piano la storia di diverse malattie, anche in stadi avanzati e/o situazioni con poche prospettive terapeutiche. L’approvazione da parte dell’Agenzia Regolatoria di glofitamab offre ai pazienti con DLBCL recidivante/refrattario un’opportunità importante per intraprendere un nuovo percorso legato alla malattia. Questa innovazione introduce elementi che possono impattare notevolmente sulla qualità di vita, come ad esempio la durata fissa della terapia che permette di guadagnare tempo prezioso da dedicare nuovamente a sé stessi, ma anche la sua distribuzione capillare sul territorio che ne facilita l’accesso. Inoltre, a dare un notevole supporto è anche il programma di uso compassionevole che aiuta ad anticipare l’inizio della cura”. Ha affermato Davide Petruzzelli, Presidente di Lampada di Aladino.

“Come associazione di pazienti impegnata da oltre 50 anni nel fornire supporto e informazioni a chi lotta contro patologie onco-ematologiche, l’approvazione di questa terapia innovativa ci rende lieti e fiduciosi. Glofitamab, infatti, permette di facilitare i processi legati al trattamento di cura e dà la possibilità ai pazienti di guadagnare tempo prezioso evitando l’ospedalizzazione prolungata”. Dichiara Giuseppe Gioffrè, Referente gruppo pazienti linfomi AIL.

L’approvazione della terapia da parte di AIFA, si basa sui risultati dello studio registrativo di fase I/II NP30179. Tale studio, con un follow-up mediano aggiornato di 32.1 mesi, ha dimostrato come glofitamab, somministrato per un massimo di 12 cicli (circa otto mesi) in pazienti con DBCL recidivante o refrattario (R/R) che avevano ricevuto almeno due precedenti linee di terapia, è in grado di mantenere risposte complete durate nel tempo. Infatti, dopo un tale follow-up mediano a lungo termine, il 55% dei pazienti con una risposta completa (CR, complete response) era ancora in remissione a 24 mesi. La maggior parte di questi pazienti è rimasta libera da progressione ed era ancora in vita 18 mesi dopo aver completato il trattamento a durata fissa con glofitamab. L’efficacia è mantenuta anche nei pazienti più compromessi che avevano ricevuto in precedenza le CAR-T. Glofitamab risulta inoltre ben tollerato. L’evento avverso più comune è stato la sindrome da rilascio citochinico (CRS) ma limitata al ciclo 1 e gestibile. Le discontinuazioni per eventi avversi sono state rare e solo nel 2,8% dei pazienti. Questi dati confermano quindi l’importante ruolo di glofitamab nel trattamento del DLBCL recidivante o refrattario, mostrando come una terapia a durata definita possa determinare risposte complete durature in pazienti pretrattati anche dopo la fine del trattamento7.

“I pazienti affetti da DLBCL fortemente pretrattati o refrattari avevano purtroppo poche alternative terapeutiche. Negli ultimi anni il panorama terapeutico si è arricchito di nuove terapie innovative ed efficaci e l’approvazione di glofitamab rappresenta una di queste innovazioni. – ha affermato Paolo Corradini, Professore Ordinario di Ematologia all’Università degli Studi di Milano – I dati di glofitamab confermano l’importante ruolo degli anticorpi bispecifici CD20xCD3 nel trattamento dei linfomi non Hodgkin B sia aggressivi sia indolenti, mostrando come una terapia a durata definita possa determinare risposte complete e durature anche dopo il termine del trattamento. In quest’ottica si conferma anche il razionale di studi clinici in corso, in cui gli anticorpi bispecifici vengono testati in strategie di combinazione nelle linee di trattamento precoci del DLBCL e del linfoma follicolare”.

“L’approvazione da parte di AIFA dell’anticorpo bispecifico glofitamab rappresenta un traguardo significativo nella lotta contro il linfoma diffuso a grandi cellule B (DLBCL), uno dei tumori ematologici più diffusi. Questo tipo di linfoma presenta sfide terapeutiche considerevoli, con un numero importante di pazienti che non traggono beneficio dagli attuali standard di cura – ha affermato Carmelo Carlo-Stella, Professore Ordinario di Ematologia, Humanitas University; Direttore della Scuola di Specializzazione in Ematologia, Humanitas University; Capo Sezione Neoplasie Linfoidi, IRCCS Humanitas Research Hospital – I dati provenienti dagli studi clinici dimostrano che glofitamab è in grado di mantenere le remissioni in molti pazienti pesantemente pretrattati, offrendo così una nuova speranza. Grazie alla sua progettazione mirata, che coinvolge il CD20 sulle cellule B maligne e il CD3 sulle cellule T, la molecola attiva una risposta immunitaria specifica contro le cellule tumorali. Possiamo considerare questo progresso terapeutico una vera e propria svolta per i pazienti con questa patologia”.

Sono più di 45 i paesi che hanno approvato glofitamab per il trattamento di pazienti adulti con linfoma diffuso a grandi cellule B recidivante o refrattario dopo due o più linee di terapia sistemica precedentemente non trattato, compresi US, l’UE, il Regno Unito, la Cina, il Canada e da oggi anche l’Italia. Attualmente è in corso la presentazione di domande di registrazione ad altre autorità regolatorie in tutto il mondo.

Roche continua a confermare il suo storico impegno in ematologia, studiando soluzioni innovative che hanno l’obiettivo di ridefinire gli standard di trattamento per i pazienti e migliorare quelli esistenti. Nell’ambito di un ampio programma di sviluppo clinico di anticorpi bispecifici CD20xCD3 attivanti i linfociti T, Roche si sta concentrando nell’esplorazione del potenziale di glofitamab e mosunetuzumab in linee di trattamento precoci e in combinazione con altre molecole innovative e che non richiedono chemioterapia, come polatuzumab vedotin. L’obiettivo è offrire ai pazienti risultati più duraturi che impattino sulla qualità della loro vita e sulla prospettiva di cura.

“Il nostro impegno è quello di portare ai pazienti soluzioni terapeutiche innovative che generino risultati con impatto rilevante. Da molti anni Roche sta dedicando un grande focus allo sviluppo di anticorpi bispecifici attivanti i linfociti T e abbiamo raggiunto risultati clinici e organizzativi significativi nel trattamento dei linfomi  – ha evidenziato Federico Pantellini, Medical Affairs Lead Roche Pharma – Grazie agli importanti dati di efficacia ottenuti dallo studio registrativo, alla sua pronta disponibilità e al regime a durata fissa, crediamo che glofitamab potrà migliorare significativamente i percorsi terapeutici dei pazienti affetti da linfoma diffuso a grandi cellule B recidivante o refrattario”.

Roche darà seguito al programma di sviluppo clinico di glofitamab, il quale include lo studio di fase III STARGLO, che valuta glofitamab in combinazione con GEMOX (gemcitabina e oxaliplatino) rispetto a rituximab in combinazione con GEMOX in pazienti con DLBCL R/R in seconda o successive linee di trattamento non idonei al trapianto autologo di cellule staminali.

Attualmente è in corso in Italia, anche un ulteriore studio di fase III (SKYGLO) nei pazienti con nuova diagnosi di DLBCL, volti ad indagare le potenzialità di glofitamab in combinazione con polatuzumab vedotin + R-CHP come trattamento di prima linea del DLBCL9.