Quello che emerge dalla ricerca commissionata da GSK per comprendere il livello di conoscenza sul Fuoco di Sant’Antonio è che a fronte di un interesse elevato del pubblico per l’Herpes zoster, fa riscontro un’informazione relativamente bassa. La ricerca online ha intervistato 3.500 adulti di età pari o superiore a 50 anni provenienti da 12 paesi, valutando la comprensione degli intervistati sull’Herpes zoster, cosa può scatenarlo e il suo impatto sulla vita delle persone. Ciò che preoccupa è che nuovi dati suggeriscono che molti adulti a partire dai 50 anni fraintendono aspetti importanti della malattia, compreso il modo in cui può svilupparsi.

GSK ha lanciato i risultati della nuova indagine, proprio oggi, alla vigilia della Shingles Awareness Week, settimana internazionale di sensibilizzazione sull’Herpes zoster (26 febbraio 2024 – 3 marzo 2024), una campagna condotta da GSK in collaborazione con la Federazione Internazionale sull’Invecchiamento (IFA). L’obiettivo è quello di aumentare la consapevolezza e affrontare la mancanza di conoscenze sui rischi e sull’impatto dell’Herpes zoster.

Conoscenza in Italia, tra luci ed ombre

  •  Quanto ne sappiamo? Almeno 2 persone su dieci non sanno cosa sia il fuoco di Sant’Antonio e una su due dice di saperne poco. Eppure quasi 2 soggetti su tre conoscono altri che ne hanno sofferto e il 12% l’ha addirittura avuto.
  • Come si manifesta e chi rischia di più? Promossi con riserva. L’eruzione cutanea dolorosa è il segno chiave per il 76% degli intervistati, per il 63% è anche pruriginosa. Il 38% parla genericamente di dolore ai nervi. Sulle età a rischio c’è confusione: il 41% colloca la comparsa del quadro soprattutto tra i 50 e i 70 anni, mentre il 40% pensa che lo Zoster possa insorgere ad ogni età. Il 7% pensa siano a rischio soprattutto gli over-70.
  • Perché viene? Il 58% delle persone sa che il virus si trova già nel corpo. Ma per una persona su cinque lo zoster compare per “contagio” diretto da parte di un altro, dalla ripetizione della varicella (16%), dalla presenza di casi in famiglia (12%). La paura del contagio, in particolare è vissuta dal 43% delle persone che considera il virus molto o comunque piuttosto contagioso, alimentando lo stigma.
  • Prevenzione possibile. Il vaccino viene considerato una valida modalità di prevenzione per il 62% degli intervistati, ma il 30% non ne conosce la disponibilità e per otto persone su cento il fuoco di sant’Antonio non è prevenibile. In ogni caso, con un’apparente dissonanza, il 76% degli intervistati pensa che vaccinarsi sia il modo migliore per prevenire il fuoco di Sant’Antonio.
  • Rischio percepito. Il fuoco di Sant’Antonio è considerato un rischio molto remoto per la salute. Solo il 10% degli intervistati considera molto probabile svilupparlo nel corso della vita. Più di una persona su tre (36%) pensa che sia piuttosto o del tutto improbabile. Perché si pensa di essere immuni? Il 24% non ha mai avuto il fuoco di Sant’Antonio, il 26% perché ha avuto la varicella, il 27% non ha avuto casi in famiglia. Solo una persona su dieci pensa alla protezione legata alla vaccinazione. C’è ancora molto da fare.

Perché occorre impegnarsi

 “L’Herpes zoster, il cosiddetto Fuoco di Sant’Antonio, è una malattia infettiva scatenata dalla riattivazione del virus che causa la varicella. Il 90% degli adulti ha già contratto il virus della varicella quindi è potenzialmente a rischio di sviluppare il Fuoco di Sant’Antonio6. Occorre pertanto maggior informazione sull’Herpes zoster, sulla Nevralgia post-erpetica che rappresenta la sua principale complicazione e sulle possibilità di prevenzione grazie alla vaccinazione – ha sottolineato Sara De Grazia, Responsabile medico scientifico GSK area vaccini Oggi è a disposizione un vaccino che consente di prevenire questa patologia, che può avere un profondo impatto sulla vita delle persone e delle loro famiglie. Per questo è importante che la popolazione adulta e in particolare i soggetti fragili e a rischio7 si rivolgano al proprio medico di fiducia per avere indicazioni su come riconoscere, comprendere e ridurre il rischio di sviluppare questa malattia debilitante”.

“Come dimostrano i dati la malattia da Herpes zoster purtroppo non è ancora compresa bene ed è spesso sottovalutata”. Afferma il Professor Francesco Vitale, Professore ordinario di Igiene all’università di Palermo che aggiunge: “Il Fuoco di Sant’Antonio rappresenta una minaccia per il soggetto adulto e può essere pericoloso per i pazienti fragili perché peggiora spesso il controllo della malattia e ancora di più per quelli immunocompromessi. Il problema da affrontare è su due livelli: persone in buona salute ma avanti con gli anni che non sanno di rischiare inutilmente di sviluppare una patologia debilitante ma evitabile e persone di ogni età che, a causa di altre patologie o particolari condizioni, rischiano di peggiorare notevolmente la propria salute sviluppando questa malattia quando invece può essere prevenuta con la semplice vaccinazione”.

Antonella Celano, Presidente APMARR Associazione Nazionale Persone con Malattie Reumatologiche e Rare APS ETS: “I nostri associati hanno dei bisogni medici che vanno oltre il trattamento delle patologie reumatologiche proprio perché esprimono una fragilità particolare che va ridotta con il ricorso a tutti i mezzi disponibili, a partire dalla stessa prevenzione vaccinale. Per questo siamo impegnati, da 40 anni, nel contribuire a diffondere una cultura della prevenzione a tutela soprattutto delle persone fragili e con patologie reumatologiche anche mediante l’organizzazione di eventi sul territorio e la diffusione di comunicazioni informative e scientifiche sul tema delle vaccinazioni contro l’Herpes zoster”.

 Maria Laura Tini, Patient advocate per Fondazione IncontraDonna e Medico di Medicina Generale – “Come medico di medicina generale ritengo necessario l’aggiornamento continuo per fornire agli assistiti informazioni utili e convincenti ai fini della prevenzione delle malattie, di cui i vaccini sono presidi indiscutibili. In veste di paziente oncologica e quindi “fragile” ho necessita di informarmi e di essere guidata in un percorso di prevenzione secondaria da tutti gli attori sanitari: il mio MMG, l’oncologo, l’infermiere, l’assistente sanitario, il farmacista, le associazioni dei malati oncologici, la mia ASL. Socia delegata di Fondazione IncontraDonna mi sento impegnata nel diffondere corretta, chiara e diretta informazione alle pazienti oncologiche, anche rispetto ai vaccini, sfruttando le accattivanti opportunità fornite dai social, inclusi i podcast di approfondimento”.

Dott.ssa Tecla Mastronuzzi, Medico di medicina generale Bari socia SIMG e responsabile nazionale della Macroarea Prevenzione della SIMG: “Lo Zoster è un “incidente” nella vita dei nostri pazienti che può avere un costo molto alto. Lo zoster non colpisce esclusivamente i pazienti più anziani, sono più suscettibili a sviluppare lo zoster anche pazienti con una o più malattie o che per tali malattie assumono farmaci interferenti sul sistema immunitario. Abbiamo l’obiettivo di raggiungere le coperture raccomandate per le vaccinazioni dell’adulto previste dal piano nazionale di prevenzione vaccinale. E in particolare per lo zoster la nostra parola d’ordine è “Chiamata Attiva”, individuare i pazienti che possono giovarsi della vaccinazione per lo zoster e comunicare con loro per parlare di questa opportunità. Gli ultra 65enni oggi vogliono continuare a viaggiare, a fare sport, a godersi la vita ma anche se vogliono stare a casa con i nipotini è giusto che siano aiutati a preservare la loro salute. Occuparci della salute dei nostri ultra 65enni è conveniente per tutti e la strategia vincente è la prevenzione vaccinale, per lo zoster come per tutte le malattie prevenibili con vaccino”

Per Cittadinanza Attiva “Siamo di fronte ad una malattia che finalmente oggi è facile da prevenire nell’adulto anziano e fragile. Essere protetti è un diritto da rivendicare per la propria salute ma anche un dovere verso il resto della comunità. Gli over 65 di oggi rappresentano in Italia il 23 per cento della popolazione, evitare malattie prevenibili in queste persone significa tutelarne la salute, contribuire al benessere della società ed evitare costi di ospedalizzazione e trattamento evitabili, liberando risorse da investire in altre aree prioritarie”.

Tre malintesi da superare

Su scala internazionale emerge che:

  • Un virus “contagioso”. Il 55% degli intervistati ritiene che “si possa prendere l’herpes zoster da qualcuno che ne è affetto”. [1] L’herpes zoster non può essere trasmesso da persona a persona come altre malattie trasmesse per via aerea come il COVID-19. L’herpes zoster è causato da una riattivazione del virus varicella-zoster (VZV), lo stesso virus che causa la varicella,2 che già risiede nella persona  e che rimane dormiente nel sistema nervoso e può riattivarsi con l’avanzare dell’età. 4,5
  • Chi ha la varicella è pericoloso? Quasi il 50% degli intervistati ritiene che “si possa prendere l’herpes zoster da chi ha la varicella”.[1]Attenzione però: l’herpes zoster è causato dal VZV (virus della varicella). 2 Se una persona non ha mai avuto la varicella prima, potrebbe contrarla in seguito a contatto con un soggetto con herpes zoster .3 Il virus rimarrà quindi dormiente nel sistema nervoso e potrebbe svilupparsi come herpes zoster quando l’avanzare dell’età o malattie debilitanti riducono la forza del sistema immunitario. 4,5
  • Lo Zoster ritorna. Il 39% degli intervistati ritiene che “non sarebbe possibile sviluppare l’herpes zoster se l’hai già avuto”.[1] Il virus invece è presente nella maggior parte degli adulti che abbiano almeno 50 anni. 2 La maggior parte delle persone che sviluppano l’Herpes zoster lo hanno solo una volta; tuttavia, è possibile sviluppare l’Herpes zoster più di una volta nella vita.3

Il quadro della conoscenza in Europa

L’indagine internazionale svela le percezioni e le conoscenze degli europei sull’infezione da Herpes Zoster, su chi viene considerato a rischio, sulle modalità di prevenzione, sui pericoli legati alla nevralgia post-erpetica. E rivela quanto ci sia ancora da fare in termini di conoscenza. Insieme agli esperti, andiamo a vedere verità e falsi miti sulla patologia.

  1. Sai cos’è l’Herpes Zoster? Solo 1 persona su 2 sa definire di cosa si tratta.
  2. Come si manifesta l’Herpes Zoster? Il 70% degli intervistati riconosce come sintomi l’eruzione cutanea dolorosa, il 60% l’eruzione cutanea pruriginosa, il 47% le vesciche sulla pelle, il 37% il dolore ai nervi.
  3. Chi rischia di più? Stando all’indagine la fascia d’età che ha maggiori probabilità di sviluppare l’herpes zoster sono gli adulti tra i 50-70 anni.
  4. Quanto durano i sintomi? Il 26% non sa per quanto tempo possono durare i sintomi dell’herpes zoster e quindi non conosce la nevralgia post-erpetica.
  5. Quante persone colpisce? È contagioso? Bocciati Il 72% considera l’infezione contagiosa (forse si riferisce soprattutto alla varicella) e 1 su 4 pensa che si presenti in uno su 1.000 adulti nel corso della vita.
  6. Lo Zoster vive dentro di noi? Promossi con riserva. 1 persona su 2 pensa che lo zoster sia un virus che la maggior parte delle persone ha già nel proprio sistema nervoso.
  7. La prevenzione è possibile? Promossi con riserva. Il 48% pensa genericamente che sia possibile prevenire il virus. Il 60% ritiene che sia prevenibile con la vaccinazione, però solo l’11% ne rileva l’efficacia e pensa di essere a basso rischio di contrarre l’herpes zoster perché vaccinato.
  8. Ci sono stili di vita che aiutano a proteggerci? Il 47% degli intervistati pensa sia fondamentale una dieta sana ed equilibrata, il 36% fare esercizio ogni settimana, 48% avere una buona igiene personale, 31% pensa sia importante ridurre il livello di stress.
  9. Lo Zoster si può “rifare”? 1 su 4 è convinto che una volta preso lo zoster non sia possibile contrarlo di nuovo.
  10. Lo Zoster è pericoloso per la salute? 1 su 5 pensa che lo zoster sia innocuo.