Entro il 2030, si prevede che il numero di persone di età pari o superiore a 60 anni aumenterà di oltre un terzo, raggiungendo 1,4 miliardi di persone.

L’Italia è uno dei Paesi più longevi: si conferma al secondo posto tra i 27 Stati Membri dell’Unione Europea, con 83,6 anni, dopo la Spagna.

Una società che invecchia rappresenta un successo, ma anche una sfida. Il rapido invecchiamento della popolazione determina infatti un aumento della disabilità legata alle malattie croniche non trasmissibili. Invecchiare in buona salute dovrebbe essere pertanto l’obiettivo prioritario delle strategie nazionali, europee ed internazionali. In quest’ottica ci sono ancora molti passi da compiere. I programmi di immunizzazione “durante il corso della vita” sono una delle misure di maggior successo utilizzate per mantenere la salute pubblica, l’economia e la società.

Dare priorità all’immunizzazione degli adulti potrebbe aiutare queste persone a vivere più pienamente, con il risultato di una forza lavoro più sana, di una riduzione della spesa sanitaria e di un miglioramento delle capacità, nonché di un aumento della produttività e del gettito fiscale. Che la prevenzione faccia bene non solo alla salute delle persone ma anche alle casse dello Stato lo testimoniano numerose analisi e ricerche.

Uno studio della Johns Hopkins University ha analizzato gli effetti degli investimenti in prevenzione sul contenimento della spesa sanitaria: per ogni dollaro speso in vaccini si risparmiano 16 dollari per le spese mediche e 28 dollari per costi indiretti legati alla produttività del lavoro, in totale 44 dollari.

Investire nell’immunizzazione degli adulti può generare un ritorno sull’investimento (ROI) compreso tra il 40% e il 300% dei costi sanitari e sociali. I ritorni sono generati da effetti benefici sulla produttività e sulla partecipazione della forza lavoro, da un aumento del gettito fiscale e da una riduzione del ricorso all’assistenza sanitaria e degli oneri pensionistici.

Analogamente, una recente ricerca di Altems ha considerato il numero di casi per influenza, malattia pneumococcica e herpes zoster nella popolazione italiana occupata, malattie oggi prevenibili grazie alla presenza di vaccini efficaci. L’impatto annuo complessivo è di circa 1,1 miliardi di euro, di cui 185 milioni relativi alla parte fiscale e 915 milioni a quella previdenziale. Lo studio, basato sul modello del ‘Fiscal Impact’, considera non solo i costi relativi alla perdita di produttività del lavoro, ma anche il calo dei consumi e la riduzione del gettito fiscale, considerando, di fatto, i trasferimenti di ricchezza tra tutti gli attori del sistema economico.

Tuttavia, quasi l’80% dei Paesi europei spende meno dello 0,5% della propria spesa sanitaria per i programmi di immunizzazione; escludendo i vaccini contro la Covid-19.

La spesa per vaccini è più che raddoppiata dal 2014 al 2022, passando da 4,79 a 10,84 euro pro capite. Nel 2022 si conferma un incremento della spesa per i vaccini, come già osservato nel 2021, con una variazione del 2,8%. Tuttavia, la spesa per la vaccinazione degli adulti rappresenta una parte minore della più ampia spesa farmaceutica per farmaci e vaccini. L’Italia investe infatti lo 0,7% della spesa farmaceutica totale (20,5 mld nel 2022 secondo AIFA) nei vaccini per adulti ovvero circa 144 milioni di euroTale valore è pari solo al 9,8% dei casi potenziali evitati grazie alle vaccinazioni in età adulta e nei fragili.

La pandemia ha reso la comunità scientifica e gli addetti ai lavori maggiormente consapevoli dell’importanza della vaccinazione ad ogni età: da un lato perché la stessa vaccinazione anti Covid ha dimostrato di poter ridurre drasticamente morti e ospedalizzazioni; dall’altro perché ha permesso di vedere come la fragilità di soggetti prevalentemente adulti come anziani avrebbe potuto essere ridotta se questi fossero stati vaccinati contro malattie prevenibili come influenza, polmonite pneumococcica e herpes zoster. La fragilità rispetto a malattia prevenibili significa infatti andare incontro, quasi automaticamente, ad un maggior rischio di complicazioni per le malattie che già si ha e in generale verso un maggior rischio di ospedalizzazione e persino morte.

La prevenzione vaccinale deve diventare per tutto questo un obiettivo di salute pubblica e individuale per tutti i pazienti a rischio che ne possono beneficiare e attuare dei piani ben strutturati di prevenzione vaccinale per gli adulti alla stregua di quelli già ben orchestrati che vengono fatti per i bambini.

Longevità e nuove sfide: il DDL Anziani

L’attenzione delle Istituzioni verso le problematiche degli anziani, della cura delle persone non autosufficienti e del contrasto alle cronicità è crescente. Nel marzo 2023 il Parlamento ha approvato definitivamente il disegno di legge che disciplina alcune deleghe al Governo in materia di politiche a favore della categoria degli anziani non autosufficienti e realizza quanto previsto da uno degli obiettivi del Piano nazionale di ripresa e resilienza (Pnrr). A beneficiarne saranno 14 milioni di over 65 in Italia. In particolare, il provvedimento tende a ridurre i cosiddetti ricoveri impropri, che costringono gli anziani a rimanere nelle strutture oltre il day hospital previsto perché impossibilitati ad avere assistenza a domicilio.

Attraverso le deleghe, che dovranno essere adottate entro il 1° marzo 2024, il provvedimento intende dare corso ad una riforma, in linea con il PNRR, che dovrebbe riordinare ma anche semplificare il sistema dell’assistenza alle persone anziane fragili e non autosufficienti, potenziandolo.

Due i cardini dai quali muove il DDL: da un lato, il riconoscimento del diritto della persona anziana alla continuità di vita e cure presso la propria casa, prevedendo quindi un rafforzamento dell’assistenza domiciliare, al fine di evitare l’istituzionalizzazione dell’anziano; e, dall’altro, il principio di semplificazione e integrazione delle procedure di valutazione della persona anziana non autosufficiente.

In questo quadro, nell’ottica di un investimento di salute pubblica teso ad assicurare una protezione e un miglioramento delle condizioni di vita delle persone anziane, la vaccinazione può svolgere un ruolo cruciale.

Vaccinazione in eta’ adulta a e fragilita’

Mentre nella vaccinazione dell’adulto è facile individuare come fascia di principale rischio quella degli anziani, in quanto soggetti con il sistema immunitario indebolito dall’età e con potenziali malattie concomitanti sviluppate nel tempo, diventa altrettanto importante ma più difficile individuare e instradare alla vaccinazione altre categorie di adulti che sono a notevole rischio se non protetti dalle attuali malattie prevenibili. E’ il caso ad esempio di pazienti oncologici, immunocompromessi, con patologie cardiovascolari, respiratorie o diabete, le cui condizioni e il controllo stesso della malattia possono peggiorare notevolmente se sviluppano malattie come influenza, polmonite pneumococcica, Herpes zoster e virus respiratorio sinciziale (RSV). Queste persone, pur potendo beneficiare di queste vaccinazioni attualmente disponibili o in arrivo sono ovviamente più difficili da individuare e da avviare ad un intervento di protezione perché appartenenti a categorie di rischio e fasce di età non omogenee, oltre a essere seguite per le proprie necessità mediche in ambiti medici specialistici diversi, dove la priorità non viene certo data alla prevenzione.