Che cos’è
Si tratta di carne coltivata in laboratorio e l’Autorità europea per la sicurezza alimentare (Efsa), non ha ancora ricevuto nessun dossier con richiesta di approvazione. Dunque, passeranno molti mesi, se non anni, prima che un prodotto alimentare a base carne coltivata giunga nei supermercati europei. La carne coltivata è legale oggi negli Stati Uniti e a Singapore.
Da tempo si cerca di creare della carne in vitro, cioè partendo da cellule animali che vengono fatte crescere e differenziare per produrre tessuti. Le tecniche più diffuse prevedono di partire da cellule staminali, che non sono quindi ancora specializzate e che hanno la potenzialità di differenziarsi nei vari tipi di cellule mature che costituiscono poi un tessuto. Le cellule non sono “sintetiche”, ma derivano da un prelievo effettuato da animali già vivi o da embrioni. Per ora questa tecnica è stata sperimentata con bovini, maiali, tacchini, polli, anatre e pesci. Isolate le cellule staminali idonee, si procede a inserirle in particolari contenitori nei quali è presente un terreno di coltura.
In questo modo le cellule iniziano a crescere e a replicarsi, ma il procedimento non è sufficiente per arrivare a un tessuto paragonabile al muscolo di un animale, cioè alla carne che viene normalmente consumata. Le cellule hanno bisogno di una sorta di impalcatura che le sostenga, che permetta loro di respirare, continuare a proliferare e a differenziarsi. Lo strumento che si è dimostrato utile per raggiungere quest’obiettivo è il bioreattore. Un nome che, anche in questo caso spaventa ma che è stato in realtà già impiegato nella produzione di altri alimenti come birra e yogurt.
Quanto costa la carne coltivata?
Il primo hamburger di carne sintetica risale al 2013: produrlo era costato circa 375.000 euro. In 10 anni i costi si sono molto ridimensionati diventando seppur proibitivi, almeno pronunciabili. Secondo un’analisi dell’ente no-profit Good Food Institute (GFI), che rappresenta l’industria delle proteine alternative, si potrebbe abbassare il prezzo di produzione della carne sintetica di 4mila volte in una manciata di anni, passando dai 9.200 euro per poco meno di mezzo chilo attuale a 2,30 euro per la stessa quantità nel 2030.
La carne coltivata è sicura?
Non ci sono ancora dati certi al momento, ma questi cibi devono passare per la Novel Food Regulation europea (la procedura per la richiesta di autorizzazione di alimenti “nuovi” rispetto a quelli tradizionalmente intesi) data la relativa novità della tecnologia. Quindi, devono dimostrare di essere sicuri tanto quanto le altre opzioni attualmente disponibili per i consumatori europei.
I vantaggi
La carne in vitro è considerata uno strumento per abbattere l’inquinamento derivato dagli allevamenti che oggi è responsabile del 14,5% del gas serra, oltre che di consumo dell’acqua e di suolo. Rappresenta a tutti gli effetti una concreta alternativa agli allevamenti intensivi e alla macellazione, poiché per essere prodotta non richiede la sofferenza e la morte di nessun animale.
Gli svantaggi
Gli aspetti negativi riguardano principalmente il punto di vista etico: attualmente viene utilizzato il siero fetale bovino, sottoprodotto dell’industria della carne, come ingrediente fondamentale del terreno di coltura per le cellule. Tuttavia, sono attualmente in sviluppo alternative che prevedono l’utilizzo di prodotti vegetali. Proprio per questo motivo è fondamentale che la ricerca possa proseguire in modo da poter del tutto evitare il sacrificio di animali per essere prodotta.
Poi ci sono delle implicazioni socio-economiche: abolire gli allevamenti intensivi potrebbe comportare una riduzione delle persone attualmente impiegate in questa industria. Per questo servono politiche e interventi socio-economici integrati per la riorganizzazione del settore.