In Italia cresce il numero di nuovi casi l’anno di melanoma, il più pericoloso tumore della pelle. L’incremento registrato è del 7% sia tra gli uomini che le donne. Tuttavia, secondo recenti studi dell’Associazione Italiana Registri Tumori supportato da IMI (Intergruppo Melanoma Italiano), tra le persone nate da metà degli anni ’70 in poi il rischio di cancro è diminuito dopo anni di costante crescita. Il merito è da ricercare nella prevenzione e soprattutto in un’esposizione più corretta al sole, dovuta anche ad una maggiora consapevolezza. “C’è ancora però molta strada da fare e manca una vera campagna educazionale a livello nazionale sul modello di quelle condotte in tempi recenti in Australia o negli USA”. E’ quanto sostengono gli specialisti dell’IMI che si riuniranno a Firenze, dal 30 settembre al 2 ottobre, per il loro XXVIII Congresso Nazionale. “Bisogna evitare i facili trionfalismi ma possiamo ammettere che il melanoma oggi potrebbe fare meno paura rispetto al recente passato – evidenzia il dott. Emanuele Crocetti, epidemiologo e past-president dell’Associazione Italiana Registri Tumori -. Grazie alla combinazione di un continuo miglioramento delle strategie terapeutiche e di un crescente aumento delle diagnosi precoci, la sopravvivenza a cinque anni ha raggiunto l’87% e il dato sale ad oltre il 90% tra la popolazione italiana under 45. Rimane comunque un tumore particolarmente insidioso e che colpisce ogni anno più di 14.900 uomini e donne”. “Oggi siamo in grado di garantire buone prospettive ai nostri pazienti – aggiunge il dott. Corrado Caracò, della SC Chirurgia Melanoma e dei Tumori cutanei dell’INT “Fondazione Pascale” di Napoli -. La chirurgia rimane il trattamento di elezione contro il melanoma soprattutto negli stadi iniziali della malattia. Siamo in grado di svolgere interventi mirati e meno invasivi rispetto al recente passato”. “Allo stesso modo le nuove cure come l’immunoterapia e le terapie target hanno portato benefici a lungo termine a oltre la metà delle persone colpite da questa forma di cancro in fase avanzata e ad una significativa riduzione del rischio di recidiva nei pazienti ad alto rischio operati radicalmente – sottolinea Mario Mandalà, professore di Oncologia Medica dell’Università di Perugia Ospedale S. Maria della Misericordia”. “Raccomandiamo comunque a tutti una visita di controllo con uno specialista dermatologo – evidenzia Ignazio Stanganelli, Presidente IMI, professore dell’Università di Parma e direttore della Skin Cancer Unit IRCCS IRST Istituto Tumori Romagna. In particolare chi ha una cinquantina di nei sulla pelle dovrebbe controllarli periodicamente, almeno una volta l’anno. Non per forza un neo si trasforma in un cancro ma deve esserne monitorata l’evoluzione per arrivare eventualmente una diagnosi precoce di malattia. Per questo bisogna intervenire sul medico di famiglia per aiutarlo nella selezione della popolazione a rischio e delle lesioni sospette da inviare al dermatologo”.

Al congresso di Firenze sono presentati gli ultimi progetti di tele-dermatologia promossi dall’IMI. “Recentemente abbiamo avviato MelaMed (Melanoma Multimedia Education) – prosegue Stanganelli -. E’ un’iniziativa a carattere nazionale che si pone l’obiettivo di formare il medico nella prevenzione primaria e secondaria del melanoma cutaneo. Vuole inoltre fornire la relativa conoscenza delle basi essenziali dell’intero percorso diagnostico terapeutico del paziente. Si avvale della piattaforma on line www.imi-melamed.it, che presenta un’area di attività educazionali e un corso in Formazione a Distanza, con crediti ECM, patrocinato dalla Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO). La piattaforma costituisce anche una biblioteca virtuale, con un atlante multimediale di rapido accesso e facilmente consultabile, corredata di tutti i capitoli fondamentali sulla patologia”. “La condivisione per via telematica delle immagini in dermatologia come quella promossa con il progetto Melamed è utile nella collaborazione tra medico di medicina generale e specialista. – aggiunge Patrizia Re, Medico di medicina generale dell’AUSL Romagna -. La FAD asincrona del progetto contribuirà inoltre a una approfondita formazione professionale che porterà a migliorare l’appropriatezza diagnostica e una più rapida presa in carico del paziente con sospetto onco-dermatologico”. “Sempre come IMI, con il coordinamento della prof.ssa Paola Ghiorzo dell’Università di Genova, stiamo promuovendo il progetto di teleconsulenza genetica – sottolinea il prof. Giuseppe Palmieri dell’Università di Sassari e Direttore della Genetica dei Tumori del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR) -. Forniamo a specialisti un percorso on line al fine d’individuare i pazienti con criteri di accesso a test genetici per la diagnosi di melanoma ereditario o di condizioni sindromiche in cui la neoplasia possa essere un segno clinico oncologico associato. “Infine, abbiamo avviato un progetto sperimentale di consulenza diagnostica istopatologica – conclude la prof.ssa Daniela Massi dell’Università di Firenze e Direttore del Servizio di Anatomia Patologica dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Careggi -. Attraverso la nostra piattaforma di Second Opinion offriamo ai clinici della rete IMI uno strumento di supporto decisionale per tumori melanocitari atipici e forme rare di melanoma finalizzato a rendere omogeneo il percorso di cura nei casi di elevata complessità e rara osservazione tenendo conto della specificità del singolo paziente”.