Diciannove (19,3) miliardi di euro: è il costo annuale dei tumori in Italia. In otto anni (2014-2021), nel nostro Paese, la spesa per i farmaci oncologici è passata da 2,3 a 4 miliardi di euro, con un incremento del 73%. A fronte di una costante crescita delle uscite per la cura del cancro, migliora sempre più la sopravvivenza a un quinquennio, attestandosi al 65% nelle donne e al 59% negli uomini (rispetto al 63% e al 54% della rilevazione precedente aggiornata al 2015). Un risultato ottenuto grazie alle campagne di prevenzione e alle terapie innovative che permettono in molti casi di cronicizzare la malattia o di ottenere la guarigione, con consistenti risparmi in altre voci di spesa (sanitaria e sociale). I vantaggi della prevenzione oncologica sono dimostrati, ma questa voce è quasi del tutto assente nei programmi elettorali delle principali coalizioni delle prossime elezioni politiche. “Abbiamo letto solo vaghi accenni alla necessità di riprendere gli screening interrotti durante la pandemia, ma non vi è nessuna visione di sistema che ponga la prevenzione al centro della lotta contro il cancro, che deve includere anche la riduzione dei tempi di accesso ai farmaci innovativi e la maggiore diffusione dei test genomici. Nei programmi manca l’oncologia. Chiediamo alle coalizioni di considerare questi temi fondamentali. Solo così potremo salvare più vite e garantire la sostenibilità del sistema sanitario”. È l’appello di Saverio Cinieri, Presidente nazionale AIOM (Associazione Italiana di Oncologia Medica) in un press briefing al Congresso della Società Europea di Oncologia Medica (ESMO), che si apre oggi a Parigi. “A causa della pandemia – afferma il Presidente AIOM -, gli screening per il tumore della mammella, della cervice uterina e del colon retto hanno registrato una riduzione di due milioni e mezzo di esami nel 2020 rispetto al 2019. Sono state stimate anche le diagnosi mancate: oltre 3300 per il tumore del seno, circa 1300 per il colon-retto (e 7474 adenomi in meno) e 2782 lesioni precancerose della cervice uterina. Non basta far riferimento solo alla necessità di riavviare questi programmi di prevenzione secondaria, che restano fondamentali”.

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“Serve un vero e proprio piano di recupero che parta dagli stili di vita sani: no al fumo, dieta corretta e attività fisica costante – spiega Giuseppe Curigliano, membro del Direttivo Nazionale AIOM, Professore di Oncologia Medica all’Università di Milano e Direttore Divisione Sviluppo di Nuovi Farmaci per Terapie Innovative allo IEO -. L’esempio è rappresentato dal ‘Piano europeo di lotta contro il cancro’, approvato il 3 febbraio 2021 e articolato in dieci iniziative faro e molteplici azioni di sostegno. Per ognuna, sono individuati gli obiettivi, le risorse a disposizione e i tempi necessari”.

Ogni anno in Italia sono 377.000 le nuove diagnosi di cancro. È dimostrato che il 40% dei casi e il 50% delle morti oncologiche possono essere evitati agendo su fattori di rischio prevenibili, in particolare sugli stili di vita. “Il principale – continua Saverio Cinieri – è il fumo di sigaretta, associato all’insorgenza di una neoplasia su tre e a ben 17 tipi di cancro, oltre a quello del polmone. Non solo. Anche una dieta corretta e la regolare attività fisica possono ridurre fino al 30% il rischio di sviluppare la malattia. Il movimento fisico esercita effetti preventivi e terapeutici e può essere paragonato a un farmaco che, opportunamente somministrato, previene gravi malattie come i tumori e ne impedisce lo sviluppo, garantendo considerevoli vantaggi ai cittadini e risparmi al sistema sanitario. È stimato che, in Italia, i fattori di rischio comportamentali e, quindi, modificabili siano responsabili ogni anno di circa 65mila decessi per cancro e il fumo di sigaretta presenta il maggior impatto con 43mila morti”.

“Nonostante queste evidenze – afferma il Presidente AIOM -, sono ancora troppi i sedentari: nel nostro Paese, il 31,5% della popolazione non pratica alcuna attività sportiva, il 32,5% è in sovrappeso e il 10,4% è obeso. Questi numeri aumentano fra le persone colpite da tumore. Ben il 38% dei pazienti oncologici è completamente sedentario, nonostante siano dimostrati i benefici dell’attività fisica nella prevenzione delle recidive e, più in generale, nel controllo della malattia”.

“Devono essere inoltre abbreviati i tempi di accesso alle nuove terapie – sottolinea Giuseppe Curigliano -. Il tempo che trascorre fra il deposito del dossier di autorizzazione e valutazione presso l’EMA (agenzia regolatoria europea) e l’effettiva disponibilità di un nuovo farmaco nella Regione italiana che per prima rende disponibile il trattamento è di circa due anni e questo lungo processo può penalizzare fortemente i malati. La sfida futura è arrivare a una prevenzione personalizzata di ogni persona sulla base dei rischi genetici e, quindi, non modificabili solo con gli stili di vita. Solo uno sviluppo di organizzazione, terapia e prevenzione personalizzata potrà offrire benefici tali da mantenere la sostenibilità del sistema sanitario, guarendo un numero sempre maggiore di pazienti”.

“L’oncologia di precisione oggi include armi efficaci come le terapie mirate e l’immunoncologia che consentono di allungare la sopravvivenza anche nella malattia metastatica, in alcuni casi cronicizzandola – conclude il prof. Curigliano -. Nell’oncologia di precisione rientrano anche i test genomici, che permettono di limitare il ricorso alla chemioterapia dopo l’intervento chirurgico nelle donne con tumore del seno in stadio precoce. Risale a luglio 2021 la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del Decreto attuativo ministeriale, che ha sbloccato i 20 milioni di euro del Fondo dedicato all’applicazione gratuita di queste analisi molecolari, che però non sono ancora utilizzate in modo uniforme sul territorio. Va superata la lunghezza degli iter burocratici a livello regionale, perché tutte le pazienti abbiano la possibilità di accedere ai test genomici”.