Ipsen ha annunciato la presentazione di dati incoraggianti per l’inibitore multitarget della tirosin-chinasi (TKI), cabozantinib, in diverse tipologie di cancro, in occasione del meeting annuale della Società Americana di Oncologia Clinica (ASCO 2022). Le presentazioni dei dati includeranno i risultati ottenuti nel carcinoma del polmone metastatico non a piccole cellule (NSCLC), così come nelle indicazioni consolidate nel carcinoma a cellule renali avanzato e nel carcinoma differenziato della tiroide refrattario al radioiodio (RAI-R DTC). Questi dati mostrano il potenziale terapeutico di cabozantinib che continua a offrirsi come un’opzione di trattamento chiave in un’ampia serie di tumori.

I risultati aggiornati dallo studio multicentrico di Fase Ib COSMIC-021, che valuta la combinazione di cabozantinib più atezolizumab in una popolazione estesa di pazienti con NSCLC metastatico, dimostrano un’attività clinica incoraggiante, con tossicità gestibile, in pazienti precedentemente trattati con un inibitore del checkpoint immunitario (ICI).Questi dati pongono le basi per il potenziale sviluppo di cabozantinib nel NSCLC metastatico che viene ulteriormente esaminato nello studio di Fase III CONTACT-01 attualmente in corso. Questo studio sta valutando la combinazione di cabozantinib più atezolizumab rispetto a docetaxel nei pazienti con NSCLC metastatico precedentemente trattati con un ICI e chemioterapia contenente platino; i cui risultati principali saranno annunciati nella seconda metà del 2022.

Attualmente, l’immunoterapia di prima linea con o senza chemioterapia è lo standard di cura per i pazienti con NSCLC metastatico, ma c’è un reale bisogno di ulteriori opzioni di trattamento efficaci per quei pazienti che progrediscono dopo una precedente immunoterapia”, ha affermato Santiago Ponce-Aix, M.D., Head of Drug Development Department, Institute Gustave Roussy, France, e ricercatore nello studio COSMIC-021. “Questi nuovi dati sono incoraggianti poiché mostrano il potenziale ruolo di cabozantinib nel creare un ambiente che può aumentare l’attività di atezolizumab nel NSCLC. Attendiamo ulteriori dati che valutino questa combinazione per questa popolazione di pazienti dove permane un così alto bisogno medico insoddisfatto”.

Il potenziale terapeutico di cabozantinib come un’opzione di trattamento contro un’ampia serie di tumori, incluso il NSCLC, continua ad essere valutato e questi dati dimostrano la nostra ambizione di offrire nuovi trattamenti significativi ai pazienti. Questi ultimi dati supportano il ruolo che cabozantinib può svolgere  nell’impattare positivamente il trattamento quando abbinato con l’immunoterapia, e continueremo a valutare cabozantinib sia in monoterapia che in combinazione con altre terapie innovative per i tumori più difficili da curare”, ha affermato Dr. Howard Mayer, Executive Vice President e Head of Research and Development di Ipsen.

Sarà inoltre presentata un’analisi esplorativa che studia il rapporto tra la profondità di risposta (DepOR) e i risultati clinici nel CheckMate-9ER, valutando cabozantinib in combinazione con nivolumab rispetto a sunitinib nel carcinoma a cellule renali avanzato precedentemente non trattato.2

DepOR è stata definita come la migliore riduzione percentuale rispetto al basale della somma dei diametri delle lesioni bersaglio. Complessivamente, proporzioni maggiori di pazienti che hanno ricevuto cabozantinib più nivolumab hanno dimostrato risposte più profonde rispetto a sunitinib. Indipendentemente dal trattamento, risposte più profonde sono state generalmente associate con migliore sopravvivenza libera da progressione (PFS) e sopravvivenza globale.2

Inoltre, saranno presentate due nuove analisi dei dati dallo studio di Fase III COSMIC-311 che valuta cabozantinib nel RAI-R DTC. Un’analisi riguarda i risultati per sottogruppi predefiniti in base ai sottotipi istologici basali di tumori follicolari o papillari della tiroide, con risultati che mostrano come cabozantinib ha mantenuto un’efficacia superiore rispetto al placebo indipendentemente dal sottotipo istologico.La PFS mediana era di 9,2 mesi per cabozantinib rispetto a 1,9 mesi per il placebo nel sottogruppo del tumore tiroideo papillare (PTC) (HR 0,27 95% CI, 0,17-0,43) e 11,2 mesi rispetto a 2,5 mesi nel sottogruppo del tumore tiroideo follicolare (FTC) (HR 0,18 95% CI, 0,10-0,31). Il tasso di risposta totale (ORR) era del 15% per cabozantinib rispetto a 0% per il placebo nel sottogruppo PTC e 8% rispetto a 0% nel sottogruppo FTC.3

Una seconda analisi è relativa ai risultati per sottogruppi predefiniti in base al  precedente trattamento con lenvatinib e/o sorafenib. I dati di questa analisi hanno mostrano che cabozantinib ha mantenuto la sua PFS rispetto al placebo indipendentemente dal precedente trattamento con lenvatinib e/o sorafenib.4 La PFS mediana tra i diversi gruppi ha è stata di 16,6 mesi per cabozantinib rispetto a 3,2 mesi per il placebo nella sottopopolazione precedentemente trattata con il solo  sorafenib (non lenvatinib) (HR 0,13, 95% CI 0,06–0,26), 5,8 mesi rispetto a 1,9 mesi nella sottopopolazione precedentemente trattata con il solo lenvatinib (non sorafenib) (HR 0,28, 95% CI 0,16-0,48), e 7,6 mesi rispetto a 1,9 mesi nella sottopopolazione precedentemente trattata con entrambe sorafenib e lenvatinib (HR 0,27, 95% CI 0,13–0,54).4

Il profilo di sicurezza identificato in COSMIC-021, CheckMate -9ER e COSMIC-311 era in linea con quello precedentemente osservato per cabozantinib in monoterapia e in combinazione.