Ogni anno, nei soli Paesi sviluppati, vi sono mediamente 100 milioni di persone con nuove cicatrici. Focalizzandosi su quelle del volto, quelle derivanti da trauma non sono quantificabili. Quel che è certo, però, è che portano con sé un trauma psicologico e relazionale alla persona, causando un vero e proprio blocco emotivo che determina ansia e la convinzione di non poter avere una vita sociale normale.

Per ridare alla vittime la loro immagine e quindi la propria qualità della vita, nasce RigenerDerma, un progetto che ha come obiettivo curare 500 persone sane gravate da cicatrici al volto, che altrimenti non potrebbero sostenere economicamente tale terapia.

Il progetto, presentato presso la Sala Stampa della Camera dei Deputati mercoledì 20 aprile 2022, impiega la metodologia Biodermogenesi® e coinvolge Telefono Rosa e Università di Verona.

Il giorno stesso si è tenuta una ulteriore presentazione online alla stampa dalle ore 16.00 alle ore 17.00, che ha visto la partecipazione di Maurizio Busoni, responsabile dei Progetto RigeneraDerma, e del Dottor Claudio Urbani, medico chirurgo e Senior Tutor Internazionale di Biodermogenesi®.

«Il Telefono Rosa e l’Università di Verona partecipano al Progetto RigeneraDerma, che offre terapie gratuite alle donne che devono riparare le cicatrici del volto. Cicatrici che sono state loro procurate da partner particolarmente violenti», spiega Gabriella Carnieri Moscatelli, Presidente di Telefono Rosa.

«Le cicatrici al volto sono un problema grave in medicina, perché creano conseguenze sulla psiche dell’individuo, alterano l’immagine del sé e diminuiscono la qualità della vita in modo significativo. Oggi abbiamo degli approcci terapeutici sicuramente efficaci, ma occorre sviluppare sempre più le terapie non invasive, in grado di agire in modo sicuro e con una documentata efficacia. Le terapie non invasive sono particolarmente importanti perché possono essere utilizzate più facilmente anche nelle fasce più svantaggiate della popolazione. Proprio per questo hanno un elevato impatto sociale», sottolinea il Professor Andrea Sbarbati, Professore Ordinario dell’Università di Verona.

«L’assoluta non invasività, la totale assenza di effetti collaterali e la notevole efficacia dimostrata fanno di Biodermogenesi® un importante approccio terapeutico della cicatrice, afferma il Dottor Claudio Urbani, tale da migliorarne significativamente le prospettive»

Oltre alle donne vittime di violenza, il progetto è aperto anche a persone di entrambi i sessi, economicamente svantaggiate. Per tutti, le terapie saranno erogate interamente pro-bono con il medical device Bi-one® LifeTouchTherapy presso i Center of Therapeutic Excellence Biodermogenesi® (CTE) che aderiranno all’iniziativa.

Non potranno essere coinvolti:

–          Pazienti affetti da dismorfofobia;

–          Pazienti psicologicamente non stabili;

–          Pazienti non sani;

–          Pazienti con reddito medio, medio/alto o alto.

«Lucio Anneo Seneca (4 aC, 65 dC) affermava che la ferita si cura mentre la cicatrice resta. Finalmente, dopo 2000 anni, la ricerca scientifica oggi permette di curare anche le cicatrici», afferma Maurizio Busoni, responsabile del Progetto RigeneraDerma.

Cicatrici: i numeri

La cicatrice è la conseguenza di una lesione cutanea di varia natura (post-chirurgica, da trauma, da abrasione, da ustione, chimica, ecc.). In ogni caso si assiste ad una lacerazione dello strato corneo e dell’epidermide che determina una perdita delle essenziali funzioni della barriera epiteliale, che risultano compromesse sino a quando lo strato corneo non viene perfettamente ristrutturato. Generalmente il pieno recupero delle funzioni epiteliali richiede oltre un anno dal trauma.

Ogni anno, nei soli Paesi sviluppati vi sono mediamente 100 milioni di persone con nuove cicatrici che riguardano sia il corpo che il volto. Di queste, 55 milioni sono legate ad esiti post-chirurgici elettivi, mentre 25 milioni sono dovute ad interventi chirurgici post-traumatici, i restanti 20 sono di diversa natura. Parlando nello specifico del volto vi sono, inoltre, cicatrici derivanti da trauma, per le quali non si può quantificare il numero annuo, sebbene probabilmente sia più elevato rispetto a quelle chirurgiche.

Allo stato dell’arte non si è affermata una tecnologia che si possa definire universalmente efficace nella terapia delle cicatrici e questo ci ha portati a valutare la sinergia tra campi elettromagnetici e vuoto, anche di conseguenza ad un’esperienza maturata da Nicoletti e coll., che hanno ottenuto significativi esiti su cicatrici da ustione su collo e volto.

L’esperienza Biodermogenesi® relativa a 25 pazienti gravati da cicatrici da trauma, ustione, da taglio e post-chirurgiche, ha permesso di constatare un importante miglioramento delle cicatrici trattate, sia per quanto riguarda la trama cutanea che per la discromia, ottenendo in alcuni casi anche l’abbronzatura della cicatrice. Da tale esperienza sono derivate un articolo scientifico in fase di pubblicazione e il presente progetto RigeneraDerma. 

Le cicatrici al volto

Facendo una ricerca su PubMed, digitando le parole chiave “face scars”, si trovano 535 lavori pubblicati. Analizzandoli, si nota che sono prevalentemente inerenti cicatrici da acne, cicatrici da ustione e cicatrici che richiedono la ricostruzione chirurgica del volto.

Poco o nulla invece è dedicato alle cicatrici da taglio, nonostante queste siano estremamente diffuse e costituiscano un elemento fortemente destabilizzante per i pazienti, tanto da determinare in molti casi conseguenze psicologiche importanti e limiti relazionali. Le cicatrici da taglio sul volto si caratterizzano per la perdita di uniformità della trama cutanea e per un impatto cromatico che varia dalla ipopigmentazione sino alla iperpigmentazione, dove l’alterazione del colore risulta essere molte volte l’elemento più rilevante.

RigeneraDerma: l’iter terapeutico

I pazienti saranno selezionati dal Telefono Rosa e da altre ONLUS aderenti al progetto, dai Center of Therapeutic Excellence Biodermogenesi® (CTE), dal Dipartimento di Scienze Neurologiche, Biomediche e del Movimento dell’Università di Verona (UNIVR) e dallo sponsor (Expo Italia Srl).

Il CET esegue una prima visita del paziente, verifica la sua idoneità al progetto e decide, in piena indipendenza, se arruolarlo effettivamente. Quando il paziente viene definitivamente arruolato, il CET ne compila sulla piattaforma on-line il profilo con i dati clinici richiesti. Il programma terapeutico richiede una base di sei sedute a paziente, con un massimo di dieci sedute per cicatrici particolarmente complesse.

Il CET dovrà raccogliere documentazione fotografica ed eventuali test diagnostici prima e dopo ogni singola seduta, nel rispetto dei protocolli previsti. I CET dotati di ecografo cutaneo o di test dell’idratazione dovranno eseguire tali test diagnostici prima di iniziare il ciclo delle sedute ed al termine delle medesime.

Tutta la documentazione raccolta sarà oggetto di valutazione da parte del Dipartimento di Scienze Neurologiche, Biomediche e del Movimento dell’Università di Verona, che realizzerà uno o più articoli scientifici destinati alla pubblicazione su riviste impattate.