Non solo pressione intraoculare. Ormai la ricerca scientifica ha ampiamente dimostrato che l’eziologia del glaucoma è multifattoriale e, anche se a tutt’oggi, il principale fattore di rischio è l’incremento della Pressione Intraoculare ci sono anche numerosi altri meccanismi responsabile del danno a carico del nervo ottico, motivo per cui una percentuale di pazienti, anche se ben compensati da un punto di vista pressorio continua a progredire. 

Tra i fattori in corso di studio, sono stati evidenziati: la disfunzione mitocondriale, la deprivazione di fattori neurotrofici, alterazioni vascolari a carico della testa del nervo ottico, l’attivazione di processi infiammatori, alcune caratteristiche genetiche e lo stress ossidativo, tutti fattori che sono causa di una progressiva morte per apoptosi della cellula ganglionare retinica.

Alla ricerca di nuove terapie 

Proprio per questo, mentre si continua a intervenire farmacologicamente con colliri in grado di ridurre la pressione oculare, la ricerca è andata avanti con l’obiettivo di identificare nuovi strumenti terapeutici in grado di prevenire la morte delle Cellule Ganglionari Retiniche. Si cercano, infatti, farmaci in grado di proteggere direttamente queste cellule o di neutralizzare gli effetti deleteri causati dai numerosi fattori tossici che accompagnano la malattia, realizzando quindi un intervento terapeutico, anche indipendente dalla riduzione della pressione oculare, attraverso molecole ad attività neuroprotettiva. 

Terapia ipotonizzante + neuroprotettiva

Ma qual è oggi l’approccio dello specialista verso la neuroprotezione? Una recente survey, ha messo in evidenza come nel tempo l’oftalmologo abbia acquisito una maggiore consapevolezza sulla necessità di un trattamento neuroprotettivo, infatti il 78% dei medici intervistati condivide la necessità di affiancare una terapia neuroprotettiva associata a quella ipotonizzante. Tra le varie molecole studiate come agenti neuroprotettori il coenzima Q10 e la citicolina risultano essere quelle maggiormente eleggibili per un trattamento neuroprotettivo proprio perché ritenute le molecole con la maggiore evidenza scientifica.

Alla domanda se ritiene o meno opportuno consigliare al paziente trattamenti neuroprotettivi che agiscono su più fattori eziopatogenetici, il 37% dei medici intervistati ha risposto che già attua questo tipo di strategia, combinando più molecole anche con forme farmaceutiche diverse. Rimane il problema dei costi molto alti per questo tipo di trattamento, motivo per cui l’approccio di questi specialisti è quello di consigliare al paziente cicli di trattamento alternando le molecole scelte. Come già avviene, da anni, per la terapia ipotonizzante, in cui si ha disponibilità di combinazioni fisse che agiscono su più meccanismi di riduzione della produzione dell’umore acqueo, una combinazione fissa di agenti neuroprottetivi potrebbe costituire un vantaggio per medico e paziente al fine di contrastare i diversi fattori eziopatogenici che conducono a morte le cellule ganglionari retiniche.

In questa video-intervista se ne parla con il dottor Cristian Pollio, responsabile del Servizio oculistica Associati Fisiomed di Macerata.